martedì 13 marzo 2012

Born To Run di Christopher McDougall / di Daniel Lieberman

Back in 2005, Larry Weissman read a pile of my magazine clips and synthesized them into one smart question. "Endurance is at the heart of all your stories," he said, or something to that effect. "Got one you haven't told yet?".

Così iniziano i ringraziamenti che si raggiungono dopo quasi trecento pagine fitte e intense di Born To Run. Qualche difficoltà a tradurre? Allora sconsiglio la versione originale del libro scritto in un inglese impegnativo che ho rinunciato a capire fino in fondo per non perdere il filo del discorso. Christopher McDougall ammette anche "my friend Jason FAGONE helped me understand the difference between storytelling and self-indulgence". Forse non abbastanza.

Scrittore o giornalista? C'è una sottile differenza che ho iniziato a valutare da quando Riccardo SOLFO mi ha avvertito che, parlando di un comune amico che scrive, "Vale non ha ancora deciso se fare lo scrittore o il giornalista". Due approcci diversi. Se a qualcuno era sembrato pesante l'articolo dello stesso Chris nel post 20/01 sconsiglio il libro, benché la narrazione prenda più ampio respiro e le argomentazioni dell'articolo siano diluite in più parti e affrontate da diversi punti di vista. Sulla copertina qui a fianco manca il commento di Bill RODGERS, riportato sull'edizione che ho in mano, "McDougall's book reminded me of why I love to run". È vero: la soddisfazione vale l'impegno di leggerlo!

Scott JUREK e Arnulfo QUIMARE @ Copper Canyons
La trama sta tutta nel sottotitolo "Una Tribù Nascosta, Superatleti, e la più Grande Gara che il Mondo Ha Mai Visto" e volevo prepararmi a un ricco riassunto: durante la lettura ho inserito PostIt per segnare i punti topici, non volendo pasticciare il libro prestatomi dall'amico Sergio che me l'ha offerto dopo aver letto il  post 20/01. Solo che per fare un riassunto degnamente integrato dovrei scrivere un libro, un libro su un libro: non va bene.

Girando nei blog si trovano tante recensioni fra le quali segnalo Focus On The Little Things e Stacy Conaway. In particolare dal primo recupero un gran bel video (solo 10'!) da Discovery Channel che addensa ed esplica in immagini le tante argomentazioni del libro. Ecco il commento sottostante al video stesso che inquadra gli eventi in più ampia prospettiva. Altro che scarpe o non scarpe!

i chiodi per la massima spinta
sull'erba del Kenya @IAAF
Nestled in northern Mexico and the canyons of the Sierra Madre Occidental is a small tribe of indigenous people known as the Tarahumara. They call themselves Rarámuri, loosely translated as "running people," "foot-runner," "swift of foot," or "he who walks well." They are known for evading the Spanish conquerors in the sixteenth century and keeping their cave-dwelling culture alive and secluded. They are also known for their long distance running and their superior health, not displaying the common health issues of "modern" societies.
 
A recent National Geographic study (Nov. 2008) states: "When it comes to the top 10 health risks facing American men, the Tarahumara are practically immortal: Their incidence rate is at or near zero in just about every category, including diabetes, vascular disease, and colorectal cancer...Plus, their supernatural invulnerability isn't just limited to their bodies; the Tarahumara have mastered the secret of happiness as well, living as benignly as bodhisattvas in a world free of theft, murder, suicide, and cruelty."
 
So what is the Tarahumara story and what can we learn from them? How can we use their history as an example for our own primal living? For some they may not be an example of what is considered primal, but they are one of the closest we can find in today's world.


Se Focus On The Little Things ci aveva raccontato la storia del perché aveva letto il lbro e se ne era appassionata, benché non amasse la corsa, StacyConaway è molto più semplificativa e riassume brevemente ... A few things I learned:
 
la corsa a 5'/km è più economica con le scarpe
che a piedi scalzi @RW.com
Our bodies are born to run, and our feet don’t need correction.
Modern running shoes with all that padding and arch support and anti-pronation technology are actually the cause of many running-related injuries.
Chia seeds are a superfood (Conaway Labs is currently testing).
Barefoot running may be a better idea than you think (this theory also being tested, so far so good).
There is no independent research to show that running shoes reduce injuries or improve performance. None.
The popularity of distance running in America increases in times of national crisis ...
Instead of going full-barefoot, another option is to go with ‘minimal’ running shoes that offer a little protection to the sole of the foot ...

Qui torniamo al discorso scarpe. Ecco un primo articolo @RW.com con approccio scientifico che dimostra la maggiore economicità della corsa con le scarpe confrontata con la corsa a piedi nudi. Una pagina ben scritta che ha sollevato una ridda di commenti.

NATURE nr. 432 - 2004
qui l'articolo che ha vinto la copertina
Ognuno si confronti con le proprie credenze ed esperienze. Io ricapitolo i miei post più significativi in merito
20/01 Barefoot Running: come presentare la corsa a piedi nudi
24/01 Intervista a Peter SNELL: news dal passato
06/02 A piedi quasi nudi

Christopher McDougall ha concentrato nel capitolo 25 del libro le sue argomentazioni più solide sulle scarpe, dopo aver seminato per più di metà del testo varie considerazioni. Un altro capitolo molto significativo e di spessore raddoppiato è il 28, dove lo scrittore riassume la ricerca di Dennis M. BRAMBLE e Daniel E. LIEBERMAN, prima con il solido contributo di David CARRIER e poi con quello di Louis LIEBENBERG per provare la fattibilità della persistance hunting, che prevede la cattura della preda per sfinimento della stessa. Una pratica che si pensava necessitasse di una riproduzione di archeologia sperimentale o forse una dimostrazione per assurdo da parte del fisico/matematico Louis, e invece è stata ritrovata in voga nelle praterie a sud dell'Africa. Ecco un significativo video della BBC un po' artificioso e molto efficace ... (chissà se è mai passato in qualche trasmissione di Piero/Alberto ANGELA!).


La pratica della caccia apre poi un altro capitolo interessante, più dibattuto e grave di quello "scarpe o non scarpe", ovvero la dieta. Due dei maggiori protagonisti del libro sono vegetariani, anzi vegani, e si sono convertiti dopo aver verificato i danni provocati - su loro stessi e sui loro familiari - da quella che sembra essere la dieta standard statunitense. Eppure la loro scelta contrasta con quella che è stata l'evoluzione dell'homo sapiens, sostenuta e accelerata da una dieta ricca di più nutrienti proteine animali. Una dieta adottata anche dai semplici Tarahumara, compresi i pasti pre gara. Entrambi i casi sono contemplati nel libro.

NATURE nr. 463 - 2010
qui l'articolo che ha vinto la copertina
Torno ancora al più semplice "scarpe o non scarpe" (meglio evitare la divagazione "quali scarpe" ...) e noto nell'ultimo numero di CORRERE (nr.329 pagg. 97-98) che Luca DE PONTI se la prende proprio con Christopher McDougall senza mai nominarlo. Forse il Dottore non è entrato nello spirito che ho provato a spiegare nel post 20/01, forse non ha letto il libro, forse ha voluto dare una risposta semplice alla domanda dei lettori: cosa pensa della corsa senza scarpe?

Ecco allora il Prof. LIEBERMAN che si lancia nella corsa a piedi nudi! Dopo averla a lungo predicata ha cominciato anche a praticarla. Ecco la congruenza che mi piace, soprattutto da parte di chi non è obbligato a nessuna dimostrazione reale. Vedo già la sfida fra il famoso ortopedico/podologo italiano con l'emerito professore di biologia evoluzionistica umana: ecco un avversario degno per Dott. DE PONTI! Non uno scrittore! E confrontarsi a suon di verifiche sperimentali. Qui LIEBERMAN è molto prolifico, sia nel sito istituzionale @HARVARD.edu, sia nella pagina personale: qui il suo CV, qui le sue pubblicazioni ... c'è da perdersi! Serve la bussola dello spirito critico per orientarsi fra le informazioni che si estendono a dismisura.


Per chiudere il video Born To Die di Lana Del Rey che ha due meriti: l'assonanza/dissonanza con il titolo del post, l'esplosione di successo (30'000'000 di visite in 4 mesi) tutta da verificare col tempo. Lo inserisco per ricordarmi di controllare.


Se non lo inserisco stavolta non lo farò mai più! Lana Del Rey straccia Bruce SPRINGSTEEN per i click su YouTube, ma auguro a Lana di avvicinare minimamente Bruce per durata e sostanza di carriera. Anche la languida Lana è Nata per Correre!



4 commenti:

Tosto ha detto...

ma questi Rarámuri sono longevi perché corrono? se così fosse basterebbe correre con regolarità. mai sentiti nominare, evidentemente quando vedono un bianco fuggono via :)

Enrico VIVIAN ha detto...

non sono molto longevi, anzi, sono molto consumati da una vita molto dura, come poteva essere quella dei nostri nonni; solo che non muoiono/soffrono per malattie molto diffuse nel mondo cosiddetto civilizzato

guarda la parte iniziale del primo video e verificherai l'ubicazione del Copper Canyon in Google Maps ... grandiosa tecnologia!

Giuse ha detto...

Grandioso!

Parto dalla fine: Il Boss e Born To Run perderà come numero di Click ma è UN MUST da avere in ogni playlist che si rispetti... andrebbe addirittura doppiata ed ascoltata quando la gamba inizia ad essere pesante ed il fiato corto... UN SCARICA DI ENERGIA STREPITOSA.

Il libro l'ho già acquistato su Amazon!

La storia dei Rarámuri è strepitoa e anche questa andrà a rimpolpare la mia pipe line degli argomenti SIGNIFICATIVI per creare articoli su CoachingBreak.

Come sempre spunti, idee, classe e grande intelligenza in ciò che scrivi!

Grazie!

Enrico VIVIAN ha detto...

grazie a te per leggermi con tutta questa passione!

il libro ti piacerà molto e ne apprezzerai il linguaggio: una certa sintesi nel presentare gli argomenti fa perdere l'ampio respiro di cui vivono nel testo orginale

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