martedì 21 agosto 2012

14 MINUTES by Alberto SALAZAR

Boys & Coach @ London Olympics
Chi dubita della soddisfazione dell'allenatore nel giorno in cui due suoi atleti, così diversi e così vicini, occupano la vetta del podio di un 10'000m olimpico? Ecco un bellissimo articolo di Mario FRAIOLI Five Lessons Learned From Alberto Salazar @competitor.com
1. Take a long-term approach
2. Find good training partners
3. Work on your running form
4. Learn how to sprint
5. Train your mind

NYC Marathon 1980
il debutto
Sembra semplice, ma non è facile! Questi sono consigli tecnici, condensati da altri, ma quando il maestro racconta la sua storia cambia completamente tono, entra nelle pieghe delle prestazioni a cui si potrebbe anche rinunciare sapendo quanto sono costate (vd. presentazione post 17/08). Eppure quello era il destino di Alberto, fortemente voluto e sofferto: 14 MINUTES è il riassunto completo della sua storia fino all'autunno 2011, tutta la sua vita rianalizzata alla luce dei 14 minuti in cui il suo cuore ha cessato di battere.

È un libro duro, molto duro, segnato in profondità dalla continua ricerca della fede nel solco di una tradizione di famiglia che avrebbe potuto soffocarlo e in cui ha introdotto la sua variante artistica: la corsa. Malattia e medicina, alimento e cura in continua alternanza, senza soluzione fino al crollo psicofisico (l'innesco definitivo con la distorsione al ginocchio nel Campionato del Mondo di corsa campestre 1984 - vd post 28/07).

NYC Marathon 1981
la consacrazione
È stato molto fortunato Alberto, arrivando al momento giusto sotto i riflettori quando gli atleti protagonisti hanno cominciato a essere ben remunerati, scegliendo il marchio che è il suo datore di lavoro da trent'anni. È stato molto fortunato Alberto a trovare la donna giusta che con la famiglia e i tre figli gli ha donato tanta stabilità.

Perché entrare negli abissi dell'insoddisfazione e del malessere di Alberto, che per un periodo sono stati ben sollevati anche dal Prozac? Perché nella sua storia ci sono episodi per tutti
# aneddoti che interesseranno pochi (perché un 10'000m allo spasimo in 27'30" nove giorni prima della maratona di Boston 1982?);
# aspetti molto istruttivi per molti (correre senza paura in ogni condizione atmosferica, affrontare la maratona senza patemi per la reintegrazione in gara).

L.A. Olympics 1984
morte del maratoneta
Non ho trovato traccia dell'anemia segnalata dal Dr. COLGAN (vd. presentazione post 17/08), ma una condizione di generale difficoltà da parte del sistema endocrino, misurato in particolare dai valori di adrenalina. Per anni ha fatto un gran dritto, via una stagione agonistica dentro un'altra, un susseguirsi di cross-indoor-cross-strada-pista senza mai fermarsi, sopra ogni sconfitta, ogni difficoltà, ogni infortunio, sviluppando un'invincibile capacità di correre "through the pain" per dimostrare la sua "toughness". Alla fine la malattia prevale sulla medicina e la corsa si fa sempre più difficoltosa, con gli scompensi che si rincorrono nel fisico e nell'anima. Ai primi cerca rimedio fra i dottori, per i quali l'atleta è un vero rebus, ai secondi trova conforto nella fede, alimentata anche dai pellegrinaggi a Medjugorje.

Per chi lo volesse sentire parlare dei suoi atleti (inglese potabile!) chiudo con un bel video registrato recentemente a St. Moritz (vd. post 03/08/2011), dove si trova in ritiro per tutto agosto (vd. post 20/08 di Alberto STRETTI a cui SALAZAR ha concesso un'intervista personale - vd. post 17/08)


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